In memoria di Maurizio Battistutta, Garante Diritti delle persone private delle libertà personali per il Comune di Udine.
Il 22 febbraio 2017 Maurizio Battistutta ci ha lasciati. È stato per oltre 20 anni l’anima dell’Associazione di Volontariato Penitenziario “Icaro”, per la quale si è sempre speso con grande competenza e determinazione, unite ad una particolare ricchezza umana.
“Non dare per carità ciò che è dovuto per giustizia” riassume in modo efficace il pensiero che ha sempre guidato le sue scelte a tutela dei diritti delle persone detenute. Nel suo agire, anche come Garante, ha tenuto saldo il principio di un ruolo del volontariato non subalterno all’Istituzione, ma capace di offrire risposte a difficoltà contingenti, ponendosi come stimolo a cambiamenti nella società e nelle istituzioni, con lo sguardo sempre rivolto al rispetto della dignità umana.
In coerenza con questo si è speso moltissimo anche all’esterno promuovendo occasioni di confronto fra il dentro e il fuori, per ridurne la distanza e per dare l’opportunità di riflettere sul senso della pena.
Ha sempre creduto fortemente nella giustizia riparativa piuttosto che nella detenzione come modalità di espiazione umiliante, spesso senza occasione di riscatto personale e sociale.
Il 22 febbraio 2017 Maurizio Battistutta ci ha lasciati. È stato per oltre 20 anni l’anima dell’Associazione di Volontariato Penitenziario “Icaro”, per la quale si è sempre speso con grande competenza e determinazione, unite ad una particolare ricchezza umana.
“Non dare per carità ciò che è dovuto per giustizia” riassume in modo efficace il pensiero che ha sempre guidato le sue scelte a tutela dei diritti delle persone detenute. Nel suo agire, anche come Garante, ha tenuto saldo il principio di un ruolo del volontariato non subalterno all’Istituzione, ma capace di offrire risposte a difficoltà contingenti, ponendosi come stimolo a cambiamenti nella società e nelle istituzioni, con lo sguardo sempre rivolto al rispetto della dignità umana.
In coerenza con questo si è speso moltissimo anche all’esterno promuovendo occasioni di confronto fra il dentro e il fuori, per ridurne la distanza e per dare l’opportunità di riflettere sul senso della pena.
Ha sempre creduto fortemente nella giustizia riparativa piuttosto che nella detenzione come modalità di espiazione umiliante, spesso senza occasione di riscatto personale e sociale.